Chi lavora lo sa: lavorare è un mestiere!
Il nostro lavoro può diventare ogni giorno un laboratorio dove imparare e allenarsi a fare un nuovo mestiere: quello di lavorare su sé stessi lavorando con gli altri.
I temi
Le parole
Lavorare è un mestiere! Non so bene da dove sia nata questa frase, un gioco di parole che ho fatto girare nella mia testa per un po' fino a che ho deciso di approfondirlo.
È un pensiero nato dalla sensazione fisica della stanchezza, dopo una giornata di lavoro, che a volte sconfina anche oltre le canoniche "ore di lavoro". E mi sono chiesta perché alcune sere torniamo a casa più stanchi di altre. Una stanchezza fisica, che si fa sentire anche se stiamo seduti tutto il giorno; e una stanchezza mentale, che si fa sentire anche se abbiamo lavorato alla stessa cosa tutto il giorno.
Avrà a che fare con il tipo di lavoro? Con il fatto che non ci piace più? E poi: perché non riusciamo ad essere sempre soddisfatti di quello che facciamo? Perché, infine, a volte ci arrabbiamo così tanto per lavoro?
Se siete atterrati oggi su questo blog, dovete sapere che quando inizio a farmi troppe domande, decido di andare all'origine delle parole, quelle stesse parole che anche io uso ma a volte le uso per abitudine, senza conoscerne il significato profondo. Così ho aperto il vocabolario e sono andata a spulciare le parole lavoro e mestiere.
Lavoro
Fin dalla sua origine latina, il lavoro (labor) viene associato alla fatica, all’impiego di energie volte ad uno scopo - in particolare, l'esercizio di un mestiere (!). Chiarissimo: lavorare vuol dire fare fatica: per realizzare noi stessi, per far vedere cosa sappiamo fare, per renderci riconoscibili dalla società. Nel lavoro c’è la frenesia, l’investimento personale e la realizzazione del singolo.
Mestiere
La parola mestiere richiama invece, nel mio vocabolario delle sensazioni, qualcosa di più artigianale, lento, che in qualche modo ha bisogno di più cura.
Infatti il suo significato più diffuso è quello di attività lavorativa manuale, pratica; ma dalla radice latina emerge un’anima più nascosta e per noi molto importante: mestiere deriva da ministerium - servizio, funzione - e da minister - servo, aiutante - derivato di minor - meno, minore.
Fare un mestiere vuol dire mettersi al servizio di qualcosa o qualcuno, non solo lavorare per sé stessi e per la propria realizzazione.
Quel legame con la radice minor non deve affatto farci pensare a qualcosa di inferiore, minoritario o con meno valore, anzi: il mestiere è simbolo di dedizione e cura. Rappresenta quel lavorare che non ha solo l’obiettivo del guadagno e della realizzazione personale, ma anche quello di servire la comunità.
Fatica e dedizione
Mi piace pensare che in queste brevi definizioni, alla radice delle parole che usiamo, si racchiuda il perché della nostra stanchezza: siamo stanchi in parte per le molte energie che spendiamo al lavoro nel cercare di dare il meglio di noi stessi. Questo dovrebbe renderci però anche felici. E invece non lo siamo. Non sempre.
Talvolta la stanchezza si trasforma in frustrazione e purtroppo anche in rabbia. Accade quando ci dimentichiamo che lavorare è prima di tutto mettersi al servizio di un progetto, nostro e poi di tutti gli altri.
Ci sentiamo più stanchi quando non riusciamo ad andare oltre alla mansione, quando la fatica è fine a sé stessa e le energie si disperdono. Invece ci sentiamo più felici, seppur stanchi, quando riusciamo a fare del nostro lavoro non solo un profitto ma un'occasione per costruire relazioni positive, per gestire meglio il nostro tempo, per migliorarci come professionisti e quindi anche come persone.
Se ci mettiamo al servizio della nostra professione e di quella degli altri - riusciamo anche a curare la nostra stanchezza e trasformarla in soddisfazione.
Il nostro lavoro può diventare ogni giorno un laboratorio dove imparare ed allenarsi a fare un nuovo mestiere: quello di lavorare su sé stessi lavorando con gli altri.
Che non è solo un gioco di parole.

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