PAROLE AL LAVORO

Le parole del lavoro e quelle che lavorano. Qui, dove linguaggio e lavoro si incontrano, grazie al lavorìo costante delle parole.

Il colore del giudizio, anche se positivo

Il linguaggio è come una variopinta tavolozza di colori con cui dipingiamo lo spazio discorsivo. Giudicare equivale al colore rosso: cosa facciamo di solito di fronte al rosso?

I giudizi sono sempre pericolosi, anche quelli positivi. Forse dire "pericolosi" è un po' esagerato, allora dico "rischiosi".

Faccio un passo indietro: mi piace immaginare i vari modi con cui ci esprimiamo come fossero delle figure nello spazio, di cui possiamo vedere i contorni.

Figure discorsive che - come le figure geometriche - possiamo combinare tra loro e cercarne l’incastro che funziona, che ci piace, che serve.

Per farlo dobbiamo però iniziare a prestare più attenzione a come diciamo le cose e un po' meno a cosa diciamo; cioè ricordarci che il modo porta con sé le parole e non viceversa.

Il colore del giudizio

Il giudizio è uno dei possibili modi che abbiamo per dire le cose. Una figura discorsiva che se dovessi disegnarla e dargli un colore sarebbe rossa: un rosso tipo "attenzione, il rischio è dietro l’angolo!".

Ma il rischio di cosa? Che il dialogo si chiuda. Perché il giudizio tiene dentro di sé troppi impliciti e condensa tutto su opinioni personali basate solo su aspetti morali e valoriali.

È questo l’aspetto problematico: come se lo spazio discorsivo si chiudesse tutto in un punto, da cui poi è difficile uscire. A prescindere dal fatto che il contenuto del giudizio sia negativo o positivo: proprio perché non conoscendone i criteri, di punto in bianco potrebbe cambiare e lasciarci senza armi.

Faccio un esempio:

Questa azienda mi piace da morire

diventa inaspettatamente:

Questa azienda non mi piace affatto

e ci troviamo a starci male e lavorare peggio.

Il giudizio infatti chiude lo spazio discorsivo non solo nel dialogo con gli altri, ma anche nel dialogo che abbiamo con noi stessi; dove a forza di giudizi disimpariamo a cercare opzioni diverse, a mettere nero su bianco pro e contro, a esplicitare come siamo arrivati a pensarla così prima di mettere l'etichetta sul nostro pensiero. In buona sostanza, di fronte al rosso ci fermiamo!

E come facciamo allora a ripartire?

Quali altri colori possiamo usare?

Ripartiamo quando vediamo il verde. Così mi immagino la descrizione, un altro dei possibili modi che abbiamo per esprimerci e che - al contrario del giudizio - apre il dialogo a domande, considerazioni, rivalutazioni.

Questa azienda offre buoni pasto, agevolazioni per la palestra, prezzi agevolati per gli asili. Pranzi collettivi, cene e feste quando si può, tutte cose che aiutano a sentirsi bene anche quando si lavora.

Descrivere: rappresentare con parole un luogo, un oggetto, una persona, notandone gli aspetti, le qualità. Già solo questa definizione (presa in prestito dal vocabolario Treccani) ci fa capire che con la descrizione possiamo far vedere agli altri quello che pensiamo e vediamo. E se entrambi vediamo le stesse cose, abbiamo più possibilità di costruirci sopra un dialogo, di aggiungere degli elementi al quadro e - perché no - di toglierne altri.

Lo riscrivo qui, perché è importante:

La descrizione apre lo spazio discorsivo, il giudizio lo chiude.

Con il linguaggio, dipingiamo

Parlare è comporre la nostra realtà con immagini. E come in tutte le altre forme di espressione umana, a fare la differenza è la cura dei dettagli.

E allora quando parliamo dobbiamo curarli questi dettagli e offrirne quanti più possibile a chi ci ascolta. Dettagli nella scelta delle parole ma soprattutto nella loro combinazione.

Giudizio + descrizione = descrizione + giudizio?

Provate: disegnate con il rosso e passateci sopra il verde; poi fate il contrario: prima verde e sopra rosso. Il risultato è lo stesso?

Lo abbiamo disegnato e il quadro è già diverso

Afferrare il linguaggio - nel suo incessante divenire - è cosa quasi impossibile, perché già nel dirle le cose diventano altro. Ma… come nel disegno: si parte da forme stilizzate, poi piano piano si impara a disegnare i dettagli, a fare le sfumature, a usare la matita giusta per quel tipo di carta... così con il linguaggio possiamo imparare a riconoscere le forme con cui si manifesta e a scegliere con quali colori vogliamo comporre il nostro spazio discorsivo.

Anna Girardi
Anna Girardi
Psicologa e consulente dialogica. Per le organizzazioni, che sempre più hanno bisogno di coinvolgere le persone e promuovere responsabilità condivisa. E per le persone stesse, che sempre più hanno voglia di crescere e dare il proprio contributo, nel lavoro e nella comunità.
Anna Girardi

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Anna Girardi
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