"Certo!". Anzi, "dipende"... o forse, "non lo so".
Dalla certezza al dubbio, c'è una storia fatta di grandi rivoluzioni. Ma il nostro linguaggio si adegua sempre con fatica.
Le parole
Sono molto affezionata alla parola paradigma e nell'ultimo anno ho iniziato a proporla con forza nelle aziende, in sostituzione di quell'inglesismo, mindset, troppo spesso usato e troppo poco informativo per riuscire a generare veri cambiamenti.
Cos’è un paradigma?
Quando si parla di paradigma si fa quasi sempre riferimento alla definizione data da Thomas Kuhn nel suo "La struttura delle rivoluzioni scientifiche":
conquiste scientifiche universalmente riconosciute, le quali, per un certo periodo, forniscono un modello di problemi e soluzioni accettabili a coloro che praticano un certo campo di ricerca.
Una definizione in cui si condensa tutta la forza di propagazione del paradigma: in quel “certo periodo” infatti le conquiste scientifiche non rimangono confinate ad uno specifico ambito, ma viaggiano, si diffondono e dettano tempi e modi, anche sul pensare e agire del senso comune.
E cioè?
Cioè... se facessimo un buffo esercizio di immaginazione scopriremmo probabilmente che prima della Teoria della relatività non solo non si usava l’espressione "dipende" ma scommetto che non si potesse nemmeno pensare in questi termini.
Questo perché, come Kuhn stesso racconta, ogni rivoluzione scientifica cambia completamente il modo di vedere il mondo: prima di Einstein le cose erano certe e assolute; con Einstein diventano relative.
Anche alla parola rivoluzione sono molto affezionata: è la parola che usiamo quando decidiamo d’improvviso di cambiare ciò che non ci sta più bene o che non funziona come dovrebbe. Mettiamo a soqquadro la nostra vita e, quando guardiamo indietro ai vecchi problemi, anche questi ci appaiono sotto una veste diversa: ciò che una volta sembrava insormontabile, ora non lo è più.
Accade a noi singoli, accade alla collettività e accade alle organizzazioni.
Tre cose che ci ha insegnato Kuhn, il padre del paradigma
Del pensiero di Kuhn è utile memorizzare tre concetti:
- i “fatti” sono fatti solo all’interno di specifiche teorie
- il sapere scientifico ha una storia
- e viene condizionato da fattori extra-scientifici
Quindi, le rivoluzioni scientifiche nutrono e si nutrono di tutto ciò che viene depositato nel nostro senso comune, in una danza circolare senza fine: il senso comune chiede e la scienza risponde; e poi solo grazie all’approvazione del senso comune la “scoperta” scientifica può diffondersi come utile e innovativa.
Succede ciclicamente, ogni volta che la scienza fa un passo avanti e la realtà si configura in modo diverso. Non solo nel presente e nel futuro, ma anche nel passato.
Ogni paradigma incornicia le nostre parole.
E così rende possibili alcune scelte organizzative e non altre, certi discorsi e non altri, specifici ruoli e non altri. Solo che il nostro vocabolario (e, all’ennesima potenza, quello delle aziende) non tiene il passo delle rivoluzioni.
Perciò, pur essendo anni luce ormai distanti da quel paradigma meccanicistico nato con la fisica meccanica di Newton, continuiamo ad esprimerci con parole di certezza, causalità e spiegazione.
Continua ad esserci più familiare il “certo!” del “dipende” perché sì, abbiamo imparato che le nostre idee non sono la realtà assoluta ma pur essendo disposti a relativizzare, abbiamo sempre bisogno poi di mettere qualche punto fermo. E ancor meno familiare perciò ci risulta l’imprevisto e la possibilità di dire “non lo so”!
Il legame tra scienza e senso comune è di una bellezza misteriosa e sconfinata.
Per questo, quando ho bisogno di capire, faccio spesso ricorso a questo legame. E come vi ho anticipato qui, la miniserie Paradigmi che incorniciano parole racconterà di come i vari paradigmi, meccanicistico, relativistico e interazionistico hanno influito e tuttora influiscono sul nostro linguaggio ordinario e sul modo di affrontare i nostri percorsi professionali, singoli, collettivi e di impresa.
Per non essere più abitanti distratti di un certo paradigma, ma anzi usarlo per far fronte al cambiamento.
Alla prossima puntata.

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